PARTE SECONDA
Alla fine del 16° secolo però il controllo delle isole passò al vescovo scozzese di Holyrood. Questi introdusse le rigide leggi scozzesi e impedì di fatto i commerci con gli altri Paesi nordici, facendo piombare le isole in un periodo negativo di isolamento culturale ed economico. L’effetto sugli animali, pecore e cani, fu indubbiamente negativo, infatti con la riduzione del pool genetico, sia le pecore che i cani divennero alquanto più piccoli. E’ documentato un primo rinsanguamento delle pecore nella seconda metà del 18° secolo, con l’importazione di animali dalla Scozia, con cui naturalmente arrivarono anche dei cani da pastore.
I cani da pastore scozzesi, originariamente di taglia elevata, poiché dovevano proteggere le pecore dai lupi e dagli orsi, derivavano probabilmente dal cane da pastore della Persia, portato prima dai Celti e più tardi dai Romani. Dalla seconda metà del 16° secolo però, con la scomparsa dei lupi, non era più necessario avere questi cani di grande taglia, pertanto si pensa che il tipico cane scozzese si avvicinasse per dimensioni al moderno Border Collie. Quindi il tipico cane delle Shetland, fino ad allora per lo più uno spitz di piccole dimensioni, fu incrociato con questi nuovi cani da pastore.
Il lavoro dei cani rimaneva però lo stesso, ovvero erano cani da fattoria, capaci di fare la guardia, o anche di accompagnare le greggi nei terreni comuni del pascolo. Sulle isole Shetland infatti non esistevano predatori naturali delle pecore e gli animali venivano lasciati pascolare tutti insieme, in ampie distese delimitate dai tipici muretti a secco. Da una modesta documentazione fotografica dei Cani da Pastore Shetland del 19° secolo risulta che i soggetti avessero teste più corte, e in un certo modo erano simili a piccoli Border Collie, quasi sempre bianchi e neri o nero focati.
Testimonianze dirette e dipinti ci permettono di affermare che i piccoli cani da pastore non avessero lo stesso abbondante pelo di oggi, che risulterebbe probabilmente poco funzionale ad un cane da lavoro che vive in un clima molto piovoso.
Lo Shetland moderno deriva innanzitutto da questi cani da lavoro, ma è documentata anche l’introduzione del Collie. Ad esempio Miss Humphries, affisso Mountfort utilizzò una piccola Collie chiamata Teena, successivamente rivenduta a Mr Jim Saunders, kennel Helensdale, introduzione di sangue Collie fu effettuata anche da Mr. Pierce, kennel Eltham Park.
Tutto ciò avveniva tra il 1910 e il 1925. Si vocifera che in altre occasioni siano stati utilizzati dei Collie, ma non lo si può documentare con ragionevole certezza. L’introduzione del Collie certamente contribuì a fissare il tipo, migliorando la distinzione dei soggetti, soprattutto nell’espressione, e a migliorare alcuni difetti, quali ad esempio il cranio bombato.
D’altra parte è sempre stato evidente nella madre patria che lo Shetland doveva essere diverso dal Collie. Vi furono alcuni tentativi di ricondurre lo Shetland a un “Collie in miniatura”, ricordiamo quello della “British Breeders Shetland Sheepdogs Association” con Mr Pierce segretario, che aveva redatto uno Standard denominato “The ideal Collie in miniature”, ma furono presto banditi dal Kennel Club. L’attuale Standard inglese risale al 1986 (con alcune recenti modifiche) e rappresenta la sesta versione da quando la razza fu ufficialmente riconosciuta. Leggendo attentamente lo Standard, emerge sempre e comunque che lo Shetland abbia delle caratteristiche ben distinte dal Collie, e che quindi è sbagliato considerarlo un Collie in miniatura.
La razza è molto diffusa anche in America, e in particolare negli Stati Uniti e in Canada. Malgrado il loro Standard, pur diverso dal nostro, non ne sia radicalmente difforme, gli Shetland americani appaiono spesso diversi da quelli inglesi, soprattutto nella conformazione della testa e nell’espressione.
Poiché gli Shetland americani da un punto di vista genetico sono identici agli Shetland inglesi, dato che tutti i fondatori della razza oltre oceano provengono dall’Inghilterra, questi cani possono essere utilizzati nella riproduzione nei Paesi della FCI e ovviamente possono essere qui iscritti nelle esposizioni di bellezza, ma dovranno essere valutati e giudicati in funzione del nostro Standard che è lo Standard inglese.
Alfredo Gili