Articolo a cura di Miriam Nurra, allevatore e intestatario dell'affisso riconosciuto ENCI FCI Alaskan Rock e Master Allevatore ENCI/ANMVI 2019/2020
Si può dunque oggi parlare di linea di Malamute da lavoro? La mia opinione è che si, si può parlare di linea o famiglia da lavoro, in alcune ristrette situazioni in cui c’è stata la fortunata combinazione di un allevatore di Malamute che ha utilizzato per la sua attività principale e per un sufficiente numero di anni, Alaskan Malamute impegnati nel traino pesante di slitte in condizioni artiche per esempio organizzando sleddog turistico-escursionistico, oppure impegnandosi in competizioni di lunga distanza.
Questi allevatori/professionisti musher sono pochi, poco conosciuti nel panorama italiano e, per ovvie ragioni, risiedono in territori particolarmente favorevoli all’attività di traino con muta di cani. Citando alcuni tra i più noti: all.to Quinault (USA), all.to Noatak (S) all.to Vasettmutten (NO), all.to Nordic Light (CA). E’ mia personale opinione che, trattandosi di allevatori che parallelamente selezionano Malamute e sperimentano la vita di mushing sul campo, da svariati lustri, si possa associare al loro allevamento la parola “linea” nel senso più ampio del termine, anche se ognuno di loro ha un approccio diverso al lavoro ed alla selezione.
Come funziona la selezione in questi centri e perché parlare di linea da lavoro? Premesso che sono ormai molto pochi i centri sportivi/turistici in cui si utilizzano cani di pura razza, perché la scelta ricade quasi sempre su Alaskan Husky (invito ad approfondire questo argomento, ma ora porterebbe troppo fuori strada), come ho già detto, esistono alcuni centri in cui mushing e allevamento si fondono e si influenzano a vicenda. Cosa significa questo? significa che allevare una determinata razza porta a comprendere, a vivere limiti e pregi specifici di quella razza sul campo e questo influenza il modo di fare sleddog, diciamo lo stile di sleddog, l’attrezzatura e le tempistiche. Dunque, per esempio, molti centri in cui lavorano Malamute, rifugono i percorsi tracciati di 2-3 km su pista battuta e scelgono di organizzare lunghe escursioni con bivacco notturno, ritmi di marcia più lenti (se vogliamo più contemplativi), scelgono di utilizzare slitte
tradizionali o toboga in legno, pesanti, ma stabili, affrontano uscite con neve pesante e prediligono mute meno numerose e composte da cani dello stesso nucleo familiare. Ed ecco il punto! Se la razza influenza lo stile e la filosofia del musher e del suo centro, l’attività influenza la sua selezione? Nella nostra esperienza e secondo il nostro studio certamente, la necessità di portare avanti l’attività in un modo soddisfacente, spinge questi musher/allevatori a selezionare i loro riproduttori tra quelli che hanno dato prova di maggiore attitudine nel lavoro, caratterialmente e fisicamente; i cani infatti non sono tutti uguali, dunque è naturale che essi selezionino i loro riproduttori tra i più tolleranti con il resto della muta (questo aspetto spesso viene completamente ignorato laddove i cani non debbono lavorare assieme, ma è un carattere che fa parte del patrimonio genetico del cane e non dovrebbe essere trascurato), verranno privilegiati inoltre i cani con piedi robusti, polpastrelli spessi, metabolismo corretto, tendini e legamenti che non mostrano segni di cedimento nei soggetti di mezza età (in alcune razze sta emergendo prepotentemente il problema del legamento crociato del ginocchio, un problema, come la tendinite, per cui la diagnosi precoce/preventiva è difficile). La scarsa longevità della vita attiva del cane, l’artrosi, le patologie del cavo orale, sono tutti aspetti che, limitando la salute del cane da lavoro, limitano anche la sua performance, quindi, in soldoni, la rusticità dei soggetti viene associata ad una partecipazione attiva alla vita del centro fino a tarda età e dunque influenza la selezione.
Miriam Nurra
L'ALASKAN MALAMUTE e IL LAVORO - PARTE PRIMA
L'ALASKAN MALAMUTE e IL LAVORO - PARTE TERZA
L'ALASKAN MALAMUTE e IL LAVORO - PARTE QUARTA