Articolo a cura di Miriam Nurra, allevatore e intestatario dell'affisso riconosciuto ENCI FCI Alaskan Rock e Master Allevatore ENCI/ANMVI 2019/2020
Riprendiamo ora, per un attimo, il nostro stallone “da lavoro” esempio, nato in un allevamento/centro sleddog, poniamo che presenti dei difetti … ipotizziamo dunque che sia un cane valutato 9 come atleta e 6 nel giudizio estetico… la media della sua valutazione sarà un decoroso 7 e ½ . Prendiamo invece un blasonato cane da show, giudicato perfetto… voto 10, perché in effetti perfetto è, un dipinto, un’icona, ma che non ha mai messo un piede sulla neve… come possiamo valutarlo sotto quell’aspetto… voto 0 ? Il suo giudizio finale dovrebbe dunque essere per coerenza 5. Questo esempio è un po’ rude, a molti farà storcere il naso, ma vuole essere uno spunto di riflessione per tutti coloro che si domandano perché parlare di linea da lavoro in una razza in cui il cane perfetto dovrebbe essere l’apoteosi di bellezza funzionale.
A scanso di equivoci, fare qualche km sulla neve non è “lavorare in condizioni artiche”, l’attività, il lavoro devono essere valutate in diverse condizioni meteo, con compagni di muta diversi, in differenti età. Insomma non si tratta di qualcosa di banale. Occorre parlarne molto di questo mondo, perché se non si riconosce il valore del difficilissimo lavoro di musher , se si svilisce questa fatica, che per alcuni dura da 30 anni, banalizzando la difficoltà di portare un soggetto ad essere un vero cane da traino pesante dell’artico, se ci si concentra su ogni caratteristica o imperfezione di riproduttori che hanno dato tutto sul manto di neve, allora si perde di rispetto per la razza. La si riduce all’avatar di ciò che fu, una bellezza da calendario senza più l’anima del grande cane da slitta.
E allora custodiamo il lavoro di questi musher, rendiamo loro merito per essere là, dove molti non oserebbero andare perché troppo freddo, troppo ghiacciato, troppo buio, con il loro cani estremi (ma davvero chi può dire di aver fatto nascere un cane perfetto?). Accettiamo le loro scelte e il loro lavoro come preziosa risorsa per la razza. A correggere qualche occhio chiaro penseranno tutti gli altri. Riconosciamo loro il merito di aver custodito la genetica di Malamute che lavorano veramente. E, perché no… riconosciamo con il nome LINEA il loro lavoro, perché davvero meritano un posto nella storia, non cadiamo nel classico vizio moderno di riconoscere il valore solo a chi non c’è più, a chi è stato grande, ignorando chi oggi lavora, chi oggi si fa in quattro. Non aspettiamo che siano diventati leggenda, per riconoscere il loro valore.
Noi, di Alaskan Rock, questo lavoro abbiamo l’onore di crescerlo, coccolarlo, in Gea, Finn, Rocket, Miki, Navarre, Sami e nei loro discendenti e saremo sempre grati a queste persone eccezionali per averci fatto l’onore di accoglierci, istruirci e concederci i loro cuccioli. Concludo invitando chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui ad andare a vedere il video dell’arrivo di Christer Afseer dell’allevamento Noatak alla Finmark 1000 (1000km in slitta), con l’unico team di Malamute che l’abbia mai finita, una arrivo che emozionerebbe chiunque per la serenità dei cani e la pacatezza del musher , oppure i gioiosi video dell’allevamento Vasettmutten in Norvegia, che sono la quint’essenza del cane da slitta entusiasta del suo lavoro. Grazie dell’attezione e Happy Trail a tutti!!!
Miriam Nurra
L'ALASKAN MALAMUTE e IL LAVORO - PARTE PRIMA
L'ALASKAN MALAMUTE e IL LAVORO - PARTE SECONDA
L'ALASKAN MALAMUTE e IL LAVORO - PARTE TERZA