Appartenente al gruppo VIII (Retriever, cani da riporto su acqua) quella del Lagotto romagnolo è l’unica razza riconosciuta al mondo specializzata nella ricerca del tartufo. La sua storia affonda le radici in Italia dove era presente già nell’epoca etrusca e dove si sviluppa fino ai giorni nostri. Nel suo nome è contenuta tutta la sua storia in quanto il Lagotto romagnolo era utilizzato come cane da riporto su acqua (dal dialetto romangolo “can lagott” che significa cane da acqua) soprattutto
nella zone del delta del Po, nelle pianure di Comacchio e nel ravennate, lungo, cioè, tutto il litorale romagnolo. Nasce quindi come cane da caccia e si trasforma in cane da tartufi soltanto dopo la seconda metà del 1800 quando le bonifiche delle zone paludose ridussero il suo impiego nell’attività venatoria. Fortunatamente si seppe adattare subito a svolgere un’altra attività allora quasi sconosciuta ma che lo salvò dall’estinzione quale la ricerca del prezioso tubero.
Grazie alla sua malleabilità, la spiccata propensione alla ricerca, la grande addestrabilità, e la precocità con la quale impara ad eseguire i comandi impartiti il Lagotto si è saputo trasformare perdendo quell’istinto atavico per la caccia e sviluppando un attaccamento quasi morboso al tartufo. E’ difatti molto frequente vedere cuccioli di appena 60 giorni raspare con foga il terreno dove è stato preventivamente nascosto un tartufo, dimostrando fin da piccoli
un’innata propensione alla ricerca. La sua rinascita come cane da tartufo e la prolungata inattività venatoria hanno sopito quell’istinto primordiale rendendolo una prima scelta per tutti quei tartufai costretti a svolgere la loro ricerca del tartufo in ambienti ricchi di selvaggina, questa ulteriore caratteristica ha favorito il propagarsi di questa razza in tutta Italia e da qualche tempo anche all’estero.
La cerca del Lagotto risulta molto concentrata e continua in quanto difficilmente si distrae alla presenza di altri animali o di altre persone. L’olfatto sviluppato gli permette di eseguire dei ritrovamenti di tartufi ancora non del tutto maturi o molto profondi, svolge la ricerca con naso rivolto verso il terreno, nel momento in cui percepisce l’
emanazione del tartufo appoggia letteralmente il naso a terra per accertarsi della sua presenza, dopodiché inizia l’azione di scavo. Il movimento durante la ricerca è brioso e continuo, si muove con un trotto allegro che rallenta durante la fase di accertamento e i suoi cambi di direzione repentini garantiscono un’accurata copertura del terreno.
Esprime volontà e iniziativa durante la fase di ricerca che è in grado di gestire autonomamente pur facendosi trovare subito pronto ad ogni richiamo del conduttore e proseguire la ricerca nella direzione o nella zona indicata dimostrando lealtà e totale obbedienza.
Alessandro Poggini e Federica Mencaglia
Allevatori - All.to del Fatalbecco – www.canidatartufo.it