L'articolo è a cura di Barbara Bazzotti, allevatrice e intestataria dell'affisso Precious Dolls
L’origine del Sacro di Birmania e del suo nome è legata ad una bella leggenda che narra di gatti del tempio di Lao-Tsun, nell’antica Birmania, che la Dea stessa aveva investito dell’onore di accompagnare nell’al di là l’anima dei monaci defunti. In realtà la storia di questi gatti e del loro allevamento in Europa e in Italia è quasi più misteriosa della sua leggenda.
Sembra che l’origine europea di questi gatti risalga alla coppia arrivata d’oltremare nel 1918, portata dal miliardario americano Vanderbilt che li aveva acquistati (o forse fatti rubare) dal tempio di Lao-Tsun dove erano allevati. Il maschio morì accidentalmente sulla nave e la femmina, Sita, fortunatamente gravida, diede alla luce una cucciolata nella quale vi era una bellissima femmina Poupée, nata al loro arrivo a Nizza. Poupée fu poi incrociata con un Siamese e da lei è nata tutta la razza.
Altre fonti raccontano storie analoghe di questa prima coppia di birmani. Più verosimilmente questo è un gatto creato in Europa agli inizi del secolo scorso da abili allevatori francesi, che avevano incrociato dei Persiani colour point, gatti Siamesi con lo spotting bianco sulle zampe e comuni gatti di casa a pelo lungo, selezionando poi i cuccioli fino ad ottenere i guantini bianchi tanto amati dagli aristocratici e dai ricchi borghesi dell'epoca. Il Birmano venne battezzato negli anni ’50 "Sacro di Birmania" per distinguerlo ed evitare qualsiasi confusione con il Burmese (parola che indica in inglese l’abitante della Birmania). Dopo l’ultima guerra mondiale, la razza purtroppo fu vicina ad estinguersi: in tutto il mondo rimasero pochissime coppie e gli allevatori dovettero di nuovo ricorrere all’incrocio fra Siamesi e Persiani. Negli anni ’60 in Francia questi gatti ebbero un vero boom di pubblico, persino l’amatissima attrice Romy Schneider ne possedeva un esemplare. E’ stato ufficialmente riconosciuto in Francia nel 1925. Nell’esposizione del 1926 sembra che siano state presentate due splendide seal: Poupée del Madalpour e Manou de Mandalpour che ottennero un grande successo. Per quanto riguarda l’Italia, Francamaria Gabriele ha riportato la razza in Italia nel 1979, anno in cui riuscì ad ottenere dagli allevatori francesi la prima coppia: Porthos de Tchao Pai e Paquita.
Da allora l’allevamento del Sacro della Birmania ha visto un interesse crescente fino a farne uno dei gatti più "alla moda" e ricercarti dal pubblico, cosa che purtroppo, se da una parte giova alla promozione della razza e incrementa gli studi su questi animali, dall’altro provoca il pullulare di commerci dagli scopi non sempre cristallini e disinteressati, come purtroppo succede spesso in molti campi dove il business prende il posto della passione e dello studio necessario ad un approccio serio e competente.
Barbara Bazzotti