La domanda che sopraggiunge spontanea è la seguente: "Se questo cane è così ricco di doti straordinarie perché è così poco diffuso da essere stato quasi a rischio di estinzione in alcuni degli ultimi decenni?". Le risposte possono essere le più diverse, ma dietro a tutte si cela appunto quello che ho già citato: è un cane straordinario. Attenzione, quando intendo straordinario, non intendo affatto meraviglioso, intendo proprio quello che l’etimologia suggerisce e cioè di più che ordinario.
Se osserviamo i cani che hanno preso più piede a fianco dell’uomo negli ultimi cinquanta anni, osserviamo cani di media - piccola taglia o cani da difesa e da guardia. Ciò che accomuna tutti questi cani è l’assoluta ordinarietà rispetto alle abitudini dell’uomo. Sono cani che vivono facilmente dentro e fuori casa (soprattutto nei centri urbani) o che svolgono mansioni di lavoro ben definite (guardia, difesa, pastorizia, polizia). Lo stereotipo del cane perfetto è quello di Rin Tin Tin o di Rex, pastori di ubbidienza di stampo militare, soldati impeccabilmente eleganti al servizio di uomini dallo sguardo di ghiaccio. Questo è il mito del cane eroe per eccellenza, senza tentennamenti comuni a qualsiasi cane vero. Va da sé che qualsiasi persona vuole avere un cane il più vicino possibile a determinati stereotipi. Se è cacciatore si immagina un cane veloce, dalla muta svelta e adatta al terreno italiano ad esempio, che quando non caccia può rimanere, magari per molti mesi, rinchiuso in un box in attesa dell’arrivo della nuova stagione venatoria.
Ebbene nessuno di questi stereotipi rassomiglia in qualche modo al Cane di St. Hubert. Immaginatevi un cane, che fin da cucciolo, è goffo, si inciampa ovunque grazie anche all’intralcio delle sue stesse orecchie, che fino a tre anni di età sembra essere ritardato nella cognizione e che fino all’anno e mezzo lo è anche nell’attività motoria. Pensate a un cane che se viene trattato come un Pastore Tedesco, con comandi secchi e decisi, fa il contrario di quello che vorreste che facesse, di un animale assolutamente adatto a vivere all’aperto visto il suo continuo interesse per la seguita di qualsiasi odore venatorio e non, ma che se viene tenuto in giardino insiste talmente tanto per entrare in casa che alla fine lo fate entrare per scoprire che voleva solo salutarvi un po’ e che poi ricompie gli stessi identici gesti di prima per ritornare all’aperto fino a quando non l’avete accontentato. Immaginate ancora, se potete, che spesso e volentieri quando si scrolla lancia dei “missili” di saliva vischiosa a casaccio.
Se immaginate queste cose e le sentite turbare profondamente il vostro animo, allora fate parte di coloro che non possono possedere un Bloodhound. Ma adesso cambiamo esperimento. Pensate visualizzando bene il pensiero che sembra un cartone animato tanto è irreale nella dolcezza del legame che instaura con l’uomo, nell’intelligenza che dimostra nel decidere lui che cosa fare e non solo nell’ubbidire. È per questo che nei cartoni animati, suo regno mitologico, è rappresentato come il cane saggio buono e di grande fiuto. E’ un cane che se lasciato lontano dall’uomo soffre più di altre razze a dispetto della sua primitività fisica.
C’è bisogno di instaurare un legame assolutamente viscerale e unico con lui, che lo si usi per la caccia alla selvaggina o per le persone scomparse o per qualsiasi altra cosa. Insomma è un cane da veri intenditori, da persone che vedono nel cane un compagno con cui “fare delle cose assieme”. Se siete di questa parte di umanità battete un colpo e cercate di conoscere qualche - raro! – allevatore di questi splendidi cani.
Il padre di tutti i segugi, l’incarnazione di una lunga storia evolutiva è così lontano dalle sue origini da essere considerato un fossile vivente o c’è ancora del posto per una ri-evoluzione di questa razza ?Considerando che l’uomo è una delle fonti di pressioni selettive maggiori per quanto riguarda i cani (e non solo), la sua volontà o meno di proseguire ad allevare questi cani può fare la differenza rispetto alla loro espansione o alla loro contrazione numerica. Personalmente ritengo che questo patrimonio della natura sia da salvaguardare e da promuovere il più possibile. Se riuscirete ad acquistare un Bloodhound e a viverci assieme capirete. Solo allora potrete capire la differenza che c’è tra un cane e un Cane di St. Hubert.
Dorina Sarale & Roberto Fanchini